Locandine e manifesti anni ’50 e ’60
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Presentazione di Carmine Rapisarda
Il carnevale di Paternò compie 130 anni.
Il carnevale, tra le tradizioni più sentite della città di Paternò, ebbe inizio nel 1868, fu sospeso negli anni della guerra per essere ripreso nel 1945.I festeggiamenti si protraevano per circa un mese, con balli in maschera fino a tarda notte, nelle piazze e nelle vie principali. Tra le gioiose attività ricordiamo il concorso delle vetrine addobbate, quello per le orchestrine comiche, il fidanzamento di Re Carnevale con la Principessa Allegria, le olimpiadi buffonesche, il gran carosello carnevalesco di maschere, il concorso per articoli giornalistici, i canterini etnei.
Il martedì di carnevale segnava la chiusura dell'atmosfera festosa con la sfilata di gruppi in maschera, di macchine infiorate e di artistici carri allegorici, alla presenza di decine di migliaia di forestieri, attratti dalla caratteristica ospitalità paternese. La serata si concludeva con il rogo di Re Carnevale. Qualcuno ricorda ancora, nel periodo antecedente la guerra, il carro allegorico costruito a cura del dopolavoro comunale accompagnato da centinaia di maschere e da musiche. Il carnevale nel dopoguerra prese sempre più vigore, forse per esorcizzare le paure dei bombardamenti il cui ricordo era ancora troppo recente nella memoria della popolazione. I decenni che intercorsero tra il '50 e il 70 rappresentarono il massimo splendore, come si deduce da un articolo scritto da mio padre, prof. Barbaro Rapisarda, nel giornale Tribuna Etnea del 2 marzo 1957, in cui ricorda che i forestieri accolgono l'invito rivolto dalla città con le sue parole:
"Venite in massa a Paternò ridente, se amate ancor la giovinezza e il riso; carnevale vi accoglie ospitalmente, con la sua gaia maschera sul viso"
Gli stessi figli della nostra terra, che, per ragioni professionali si trovano fuori, in altre città, all'arrivo del Re della gioia ritornano tutti, per divertirsi insieme coi vecchi compagni, per risentirsi un po' fanciulli. E, invero, qui a Carnevale non c'è più distinzione di età. Anche gli anziani, anche i maturi ritornano giovani, ritornano di vent'anni, ritornano a quell'età che non si dimentica mai, si dovesse campare mill'anni! Tutti risentono in cuore pulsazioni giovanili, e, nella frenesia del ballo, dimenticano le amarezze del giorno. Nelle piazze si incrociano le danze, che, iniziatesi nel pomeriggio, si protraggono fino a tarda notte. Il maggiore punto di attrazione è piazza Indipendenza, ove migliaia di coppie calcano i marciapiedi seguendo le note di valzer o di un Fox che sa di passato e fa riaffiorare in mente dolci ricordi. L'avventura comincia quasi sempre così: il cavaliere cerca la sua dama; la dama cerca il suo cavaliere. Spesso quest'ultimo rimane con dei grossi interrogativi che gli turbinano in mente. A volte la dama è una ciociara dal costume romanesco, a volte un pierrot, a volte una esistenzialista, che, il corpo esile e flessuoso, regala un ballo, trascinando il cavaliere in un ambiente romantico e sognante e portando con se, per sempre, il mistero di quell'incontro... Il caffè Platania accoglie, generalmente, i forestieri più frettolosi, i forestieri che, dopo aver a lungo danzato, lasciano con un addio ed un sospiro, la piazza, per dare posto ad altre coppie, ad altri sogni, ad altre promesse. Il caffè Grasso accoglie, invece, l'elite della città, costituita, in maggior parte, da studentesse che, messo da parte il libro di latino, si abbandonano languidamente alle danze...
Molti aspettano undici mesi per chiedere ed ottenere un ballo, molti sono vissuti nell'attesa e per l'attesa di un incontro... Questa è la vita di un mese a Paternò, questa è la nostra festa, in un'aureola di gentilezza e di ospitalità. Verranno poi le macchine infiorate, verrà la sfilata dei carri allegorici... il carnevale è quello delle musiche... poi i suoni cessano, le canzoni si interrompono, le coppie si separano e si disperdono... Esse andranno a riposare e a rivivere nel sogno la felicità di quelle ore, mentre fuori in quella piazza, davanti al caffè Platania e Grasso, l'auretta della notte, soffiando leggera, spazza via qualche stella filante, spazza via qualche pezzetto di stagnola di oro... Che cosa è rimasto della festa di ogni sera? Il ricordo vivo di un domino nero, di una scarpetta di raso, di una bocca schiusa nel sorriso della vita e dell'amore, di una pupilla accesa e scintillante, attraverso i fiori di una mascherina nera... Cosa resta di tutta una lunga festa? Forse solo il mistero di una dama che ci ha sorriso ed è fuggita senza farsi riconoscere. La nostalgia della felicità che, mentre sembrava ci avesse raggiunto è poi fuggita insieme coi coriandoli, spazzati via dall'auretta leggera della notte trapunta di stelle...
Dopo gli anni sessanta quello che la scrittrice Maria Bellonci definì il più divertente carnevale di Sicilia si è gradualmente spento nella creatività delle forme, nello scintillio dei colori, nella varietà delle immagini. Solo negli ultimi periodi si avvertono alcuni segni di ripresa che lasciano sperare in un recupero del passato.
Con le riproduzioni delle locandine intendiamo rilanciare una parte di storia che tutti desideriamo rivivere.
Carmine Rapisarda