Il carnevale – Presentazione

di Elena Ciravolo

Il nome Carnevale deriva dal latino «Carmen levare», togliere, eliminare la carne il primo giorno di quaresima.

“La festa”, racconta lo storico paternese Barbaro Conti, “andava dall’Epifania al mercoledì delle Sacre ceneri. La febbre del Carnevale cresceva il giovedì grasso per culmimare, il martedì, nel processo al Re Carnevale che, per espiare i peccati e i mali dell’anno vecchio, veniva condannato al rogo”.

Appena il “Re della baldoria” cominciava a bruciare, il popolo sconsolato «attaccava a ripitiari» (piangere a dirotto).

Il Carnevale paternese ha avuto in passato delle connotazioni e delle peculia­rità che lo hanno caratterizzato in maniera netta rispetto a quello degli altri centri, poiché la differenza sostanziale stava nella partecipazione corale del popolo che si trasformava da passivo spettatore in protagonista principale.

A Paternò l’usanza delle Mascherine di «impegnare» i cavalieri si scatenò dopo la Seconda guerra mondiale, quando migliaia di «mascarati» scorazzavano per la via Vittorio Emanuele, quasi a dimenticare le sofferenze e le ferite della guerra.

L’esplosione dello sfogo carnascialesco a Paternò, negli anni 1949-1975, era festa e tripudio di popolo, serena protesta farsesca contro i mali dell’anno vecchio, le rovine della guerra e le forme di potere.

I festeggiamenti, tranne qualche sporadico episodio, non assumevano mai aspetti deprecabili né disdicevoli, perché forti di una lunga e consolidata tradizione che facevano presa sul tessuto sociale: erano infatti visti non solo come occasione di svago, ma anche come parte integrante del proprio patrimonio etnico ed antropologico.

Nei giorni grassi la via Vittorio Emanuele era una fiumana variopinta di gente che si ingorgava alla confluenza dei Quattro Canti, ribolliva in piazza Indipendenza, nei vari caffè, per le vie intorno. La pista da ballo era la strada ed accoglieva in festa i numerosi forestieri che, con ogni mezzo, da tutti i centri della provincia di Catania, raggiungevano Paternò; la musica e i balli accomunavano tutti, paternesi e forestieri, poveri e ricchi, straccioni e nobildonne, giovani ed anziane, «mascherine» e «criate» (donne vestite da serve).

Nelle ultime sere c’era la sfilata delle macchine infiorate, allestite dai maestri del fiore, e i carri allegorici realizzati da valenti artigiani.

Oggi una raccolta di immagini, come un album di foto di famiglia, riscoperte tra gli esemplari dei collezionisti paternesi, selezionate tra i documenti e le numerose fotografie raccolte nella mostra retrospettiva “Il Carnevale… ieri, immagini e documenti” organizzata dalla Pro Loco di Paternò, vuole rivivere i fasti di quello che fu un tempo definito il “più divertente Carnevale di Sicilia”.

Con questa pubblicazione si è voluto ripercorrere il periodo più fulgido del Carnevale paternese -mezzo secolo di storia sociale e di costume del nostro paese- attraverso l’obiettivo dei fotografi del tempo (V. Anicito, G. Castro, A. Palermo, Scalisi, Vega, ecc).

Una sezione, infine, è stata riservata alla promozione del Carnevale di Paternò: una serie di locandine e cartoline d’epoca documentano e raccontano l’evoluzione di una festa popolare vissuta con grande partecipazione da paternesi e forestieri.

Elena Ciravolo

Presidente Pro-Loco Paternò

 
WordPress Video Lightbox